“Tengo a dire che in questo processo, in cui io ho detto 99 bugie, la parte civile ne ha dette 1099. Io sono la sola colpevole; sono una svergognata, sono un’assassina, sono la saponificatrice di Correggio, la fabbricante di cera, ferro e gas”.
Parlava così Leonarda Cianciulli, passata alla storia come la “saponificatrice di Correggio”, una donna accusata di aver commesso tre crimini avendo utilizzato dei modi “molto particolari”, ma chi era veramente questa donna? Leonarda Cianciulli era originaria del sud Italia, precisamente di Montella in provincia di Avellino, già da piccola si era per così dire distinta per la sua abilità nei raggiri; era infatti stata arrestata ben tre volte per aver rubato delle piante, truffato due coniugi facendogli credere che il figlio morto in guerra fosse in realtà ancora vivo e per aver raggirato una donna riuscendole a scucirli 29.000 lire. Anche la famiglia di provenienza della donna non poteva certo definirsi tra le più normali, molti soffrivano di disturbi mentali, la madre in particolare era forse la persona con più disturbi mentali della famiglia, si dice addirittura che fosse stata violentata e da quella violenza fosse nata Leonarda; ma come se non bastasse la donna, come lei stessa riferirà al processo, fu maledetta dalla madre per aver rifiutato il matrimonio con un cugino, e questo le costerà purtroppo la perdita di molti dei suoi figli. Finzione o realtà, questa maledizione, in un animo già tormentato e fragile furono la goccia che fece traboccare il vaso, vari anni più tardi alla donna verrà diagnosticata una psicosi isterica. Leonarda si trasferì con suo marito a Correggio in provincia di Reggio Emilia, tentando di condurre una vita apparentemente normale, ma in realtà non fu così; il marito poco dedito alla famiglia spesso ubriaco e dedito a spendere i soldi nelle osterie o nel gioco, si limitò a mettere una donna a servizio della moglie che l’aiutasse nelle faccende domestiche, consapevole di aver già capito l’animo della propria moglie, Leonarda invece si adoperava come poteva, cercando di commerciare o barattare con le donne della cittadina. Questa sua scaltrezza negli affari ma anche delle voci, mai effettivamente confermate, di possibili relazioni extraconiugali, la portarono ad essere additata nel paese quasi fosse una sorta di “strega”. Questo era sicuramente una minima parte di quello che succederà in seguito, la donna infatti arriverà ad uccidere tre donne, la versione ufficiale fu quella secondo cui, le morti erano finalizzate all’appropriazione del denaro delle tre vittime che servivano per mantenere la sua famiglia, la realtà era ben altra, queste morti sarebbero servite a preservare le anime dei suoi figli come dei veri e propri riti propiziatori. Non furono infatti delle uccisioni, per così dire normali, ma veri e propri riti, la donna non si limitò infatti solo ad uccidere le tre donne ma dopo averle uccise le sezionò, le mise in un calderone, le sciolse con la soda e infine aggiungendo dei profumi ne fece delle saponette che poi regalò ad amiche; con il sangue invece ne fece delle torte che vendette. Fu sicuramente qualcosa di macabro ma soprattutto di irreale, in quanto durante il processo si dubitò fortemente che la donna potesse aver agito da sola, data la sua costituzione minuta e i malanni di cui era affetta; ma lei tenne a precisare fino alla definitiva condanna la sua totale colpevolezza. La sentenza finale venne emessa nel 1946, confermata poi dalla Cassazione nel 1948, di lei si ritornò a parlare solo alla sua morte avvenuta nel manicomio di Pozzuoli nel 1970. Importanti al fine di valutarne la personalità furono gli scritti da lei composti durante la permanenza nel manicomio, che composero poi il suo memoriale. In particolare da questi scritti si evince la presenza di:
- Energia malefica ed energia conservativa
- Rapporto difficile con la madre che sfocerà poi in rabbia espressa in questo caso nel peggiore dei modi
- Rituali ossessivi, come ad esempio portare i fiori sulla tomba del padre sempre di venerdì
- Identificazione della Cianciulli con la dea Teti che voleva a tutti costi salvare i propri figli.
La sua figura ispirò vari libri ma diede spunto anche a registi per dei film tra cui: Gran bollito del 1977 di Mauro Bolognini e un cortometraggio del 2016 intitolato proprio Leonarda in cui vi è una discendente della Cianciulli.
Bibliografia
Bracco B.; La saponificatrice di Correggio, una favola nera, società editrice Il Mulino- Bologna, aprile 2018
Scritto da:
Dott.ssa Geraldyne Caracciolo, dottoressa in giurisprudenza e criminologa